lunedì 7 marzo 2011

La magia del Toro


A Torino scorre sangue granata. 

Il Toro è una contrada, non un club. Il senso di appartenenza alla maglia granada vive oltre il senso della competizione, oltre la rivalità in campo e fuori, oltre il calcio. Partecipare ad un evento granata è vivere un'esperienza popolare che va ben oltre ad un evento sportivo: un'esperienza magica (nel significato antropologico del termine).
La carica e partecipazione che hanno i tifosi del Toro durante la partita è più emotiva, profonda, un riporre in un luogo metastorico la propria fede/identità, un vivere lo sport come un'occasione di de-storicizzazione. 
Le esperienze di de-storicizzazione sono spesso riti religiosi o magici. Occasioni per riporre in un luogo metastorico il negativo attuale o possibile. Non a caso quella granata è l'unica tifoseria che ha organizzato una processione (a Superga). 
Questo pone dei limiti tecnici al tifoso del Toro. Ha uno scarso sguardo tecnico sulla partita e certamente non estetico; ma egli valuta la tensione ed il valore guerresco del giocatore e tanto meglio se per vincere bisogna soffrire.

La Magia del Toro

Ho sempre trovato fascino per questo animale. 
Da millenni diverse popolazioni del Mediterraneo lo hanno assunto a simbolo e protagonista; ancora oggi sopravvive la pratica della Tauromachia. Chi conosce la Tauromachia comprende che uccidere il toro in una corrida è un atto di amore profondo per l'animale (eros e thanatos). Puro erotismo. Il toro (animale) possiede una forza simbolica enorme, pari se non superiore alla forza fisica dell'animale stesso.

Quando dico fascino intendo fascinazione.

Con questo termine si indica una condizione psichica di impedimento e di inibizione, e al tempo stesso un senso di dominazione, un essere agito da una forza altrettanto potente quanto occulta, che lascia senza margine l'autonomia della persona, la sua capacità di decisione e di scelta.
(Ernesto De Martino, Sud e magia, 1959; Feltrinelli, p15)


Non a caso questa città e questa squadra ha come simbolo un toro.
Certo il tifoso granata è affascinato dal Toro, ne è dominato.
Per questo motivo il tifoso del Toro ha bisogno di de-storicizzare, di compiere riti, di riferirsi ad un mito.
De-storicizzare significa costruire un orizzonte, un momento di arresto, uno strumento di configurazione ed unificazione della varietà delle possibili crisi individuali.
Questo passaggio è fondamentale per risolvere la negatività attuale.
Un secondo momento protettivo della magia è nel mito.
Il mito assurge a rango di esempio risolutore. Un esempio in cui il negativo è già stato cancellato, quindi il negativo attuale è sempre cancellabile per il fatto che lo è stato in passato.
Per rivivere, interagire con il mito si utilizzano i riti. I rituali utilizzano una tecnica fondamentale del "così-come"

con la quale il "così" di un certo concreto aspetto negativo e di un desiderio corrispondente di eliminazione viene ritualmente riassorbito in una esemplarità mitica risolutiva
(Ernesto De Martino, Sud e magia, 1959; Feltrinelli, p104) 


Il mito cardine del Toro è certamente il Grande Torino. 
Il mito del Grande Torino possiede un suo Golgota: Superga. 
Il mito del Grande Torino possiede una sua chiesa: il Fila.
E soprattutto possiede tutte le stigmate per essere un mito di riferimento.

Quindi riassumendo la magia del Toro consiste in due momenti.
Il primo, esserne dominati e riporvi ed unire le proprie crisi individuali: essere tifosi granata.
Il secondo momento è risolvere le crisi individuali così-come il mitico Grande Torino: giocare e lottare per la vittoria. E se oggi la vittoria non arriva, non importa. Il fatto stesso di aver compiuto un rito ha reso attuale la vittoria del passato.



I dettagli dei riti granata meritano approfondimenti che analizzerò in futuro.
Inoltre ricercherò in altri angoli di Torino altri luoghi metastorici; luoghi vivi, che ancora compiono la propria funzione magica, e luoghi metastorici morti, che hanno esaurito la loro capacità risolutiva, ma di cui si conserva una traccia storica ed un ricordo.

Bibliografia
Ernesto De Martino, Sud e magia, 1959; Feltrinelli

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