- Non è di giugno questa bianca aria
- che il monumentale cimitero
- riflette ed acceca con lampi di nero...
-
- questo cielo su Torino
- che piove rane e polvere
- alla curva del Po, alle Alpine cime...
-
- Scende una lucida acqua
- che lava i nostri destini
- nelle fabbriche abbandonate l'invernale giugno.
-
- In esse c'è un rosso sbiadito,
- la fine di un secolo in cui ci appare
- polvere su acciaio il resto di un partito,
- eco oramai sordo di una massa,
- brivido elettrico della lingua sul metallo.
-
- Gramsci,
- in quel giugno in cui Torino fu ancora viva,
- in quel giugno italiano
- che dalle campagne alla città salì la rivolta dei nostri nonni ed umili fratelli,
- già la tua grande testa delineava l'ideale che illumina
-
- (non ancora per noi mai nati:
- Antonio e PierPaolo morti ugualmente nell'eterno giardino)
-
- questo coma.
-
- Non puoi che rivivere in questa Torino, in quella piazza.
- Indifferenza borghese ti è intorno.
- E, secco,
- solo ti giunge l'attrito di un tram,
- lento al tramonto:
- tra periferie nude
- e baraccopoli sul fiume,
- dove un campanello di uomini siede all'ingresso,
- mentre tutto scorre.
sabato 5 marzo 2011
Giugno a Torino (omaggio a PPP)
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