sabato 5 marzo 2011

Giugno a Torino (omaggio a PPP)

Non è di giugno questa bianca aria
che il monumentale cimitero
riflette ed acceca con lampi di nero...

questo cielo su Torino
che piove rane e polvere
alla curva del Po, alle Alpine cime...

Scende una lucida acqua
che lava i nostri destini
nelle fabbriche abbandonate l'invernale giugno.

In esse c'è un rosso sbiadito,
la fine di un secolo in cui ci appare
polvere su acciaio il resto di un partito,
eco oramai sordo di una massa,
brivido elettrico della lingua sul metallo.

Gramsci,
in quel giugno in cui Torino fu ancora viva,
in quel giugno italiano
che dalle campagne alla città salì la rivolta dei nostri nonni ed umili fratelli,
già la tua grande testa delineava l'ideale che illumina

(non ancora per noi mai nati:
Antonio e PierPaolo morti ugualmente nell'eterno giardino)

questo coma.

Non puoi che rivivere in questa Torino, in quella piazza.
Indifferenza borghese ti è intorno.
E, secco,
solo ti giunge l'attrito di un tram,
lento al tramonto:
tra periferie nude
e baraccopoli sul fiume,
dove un campanello di uomini siede all'ingresso,
mentre tutto scorre.

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